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1- La Foresta

  • Immagine del redattore: Marikantonella Maiellaro
    Marikantonella Maiellaro
  • 26 lug 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

"Mi sono persa, per favore indicatemi la strada."


Lamentai, nel bel mezzo di una tempesta.

A stento riuscivo a scorgere la via, a percepire dove posassi i piedi.

Più e più volte inciampai e più volte domandai... Fino a che la risposta non arrivò dal fiume alla mia destra.

La prima ad apparire, delle strane figure che intravidi in quella notte di follia, fu... una ruota. Una gigantesca, magistrale ruota.

Questa, pur essendo di per sé in equilibrio precario, rimaneva immobile e adagiata sulle acque. Tre strane figure vi si avvinghiavano con artigli ferini, semplicemente galleggiava nel mar mosso dal vento e dalle intemperie.

"Io sono La Ruota. Lascia che tutto scorra. Che gli eventi facciano il loro corso, tu cammina. Macina il sentiero sotto i tuoi piedi e, qualsiasi cosa accada, tu prosegui."

Disse con voce profonda, mentale, la creatura avvinghiata alla sua sommità che assomigliava ad una sfinge.

Così camminai.

Camminai, anche sotto la pioggia battente, camminai a tentoni nel buio.

Attorno a me imperversava il fragore dei tuoni e la violenza dei fulmini.

Questi abbatterono gli alberi alle mie spalle, i brividi increspavano la pelle e le gambe minacciavano di cedere...


Ma all'improvviso una grotta poco profonda si stagliò davanti ai miei occhi e io, senza pensarci due volte, mi ci addentrai.

Un'altra figura apparve davanti a me, in questo santuario naturale avvolto da una penombra Arcana. Questa volta si trattava di una figura umana, ammantata di coscienza e saggezza senza tempo.

Stringeva tra le mani un libro semi-chiuso, di cui non riuscivo nemmeno a scorgere la copertina.

-Io sono la Papessa.-

Disse, vedendomi arrivare, con il suo candore e la sua purezza pallida.

Con un gesto indicò il fuoco che illuminava l'ambiente, mi accomodai davanti alle fiamme per recuperare la sensibilità delle membra intorpidite.

-È stato un lungo viaggio il tuo, fatto di silenzi e passività. Non ti sei lasciata coinvolgere da chi ti circondava, per mancanza di coraggio e timore.-

Aprì il libro, scorse tra le pagine qualcosa che non mi mostrò, qualcosa che modellò il suo volto pallido in maniera a me incomprensibile. Piegò le labbra in una smorfia criptica, come il sorriso della Gioconda, forse disse qualcos'altro sfogliando le misteriose pagine... ma io mi addormentai, senza ulteriori ricordi di quello strano incontro.

Quando aprì gli occhi l'alba non aveva ancora rischiarato il cielo e lei non c'era già più. Con estremo sollievo constatai che, assieme alla Papessa, era sparito anche il temporale, lasciandosi alle spalle solo l'odore della pioggia e il rumore delle gocce che cadono dalle fronde.


Mi affacciai al di fuori del mio riparo di fortuna, indecisa se rimettermi o meno in cammino, abbandonando così quel tepore così avvolgente.

Così ebbi modo di vedere una luce, minuscola e tremolante.

Questa si agitava in lontananza, il ritmo del suo incedere era quello dei passi, difficoltosi ma cadenzati, di un vecchio ingobbito.

Allora presi coraggio e la raggiunsi, quasi incespicando nelle radici di una grossa quercia.

-Mi scusi, mi scusi! Mi sono persa, potrebbe indicarmi la strada?-

L'uomo, un anziano come avevo ipotizzato, non parve affatto sorpreso di vedermi. Aveva udito già da parecchio i miei passi, si limitò quindi a sollevare appena il cappuccio che copriva i suoi occhi, lo fece quanto bastava per scrutarmi con uno sguardo senza tempo ma gentile.

-Io sono L'Eremita, viandante. Conosco questi boschi come le mie tasche, ti guiderò io se vorrai seguire il bagliore della mia lanterna.-

Annuì, grata dell'aiuto ed evidentemente sollevata, mentre adattavo a lui la mia andatura solitamente spedita.

-Hai paura di rimanere sola, ragazza?-

Chiese con voce sicura.

Mi voltai a guardarlo, da quell'angolazione riuscivo a scorgere, fuori dalla penombra del cappuccio, solo le sue labbra sotto alla barba bianca e la punta del suo naso, rischiarate dalla luce della lanterna.

-Troppe volte sono rimasta sola, Eremita. Non mi è piaciuto affatto.-

-Non credi abbastanza in te stessa e nella tua indipendenza.-

-Ho... Paura di non essere forte abbastanza.-

-Non potrai mai perderti se segui la tua lanterna.-

Istintivamente posai la mano sul mio petto, all'altezza del cuore, udendo quelle parole.

Sapevo che non si riferiva soltanto alla luce tremolante che teneva tra le dita, la stessa che continuava a stringere anche mentre l'alba iniziò a rischiarare i nostri passi.

Si riferiva a qualcos'altro, qualcosa di interiore e nascosto dentro di me, che avevo sempre tralasciato, sottovalutato.

Ma intanto l'alba era giunta e io ero uscita dalla foresta, e così anche l'Eremita svanì senza lasciar traccia.

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